giovedì 9 marzo 2017

Prime riflessioni...

Sono uscita da queste prime lezioni del corso del prof. Antonino Saggio con mille domande per la testa, un po' confusa e molto incuriosita.

La primissima riflessione sul concetto di modernità come stato tensionale atemporale e non cronologicamente stabilito da una data convenzionalmente adottata, ha sbaragliato tutte le certezze didatticamente apprese in precedenza; un concetto di stato tensionale che un po' per definizione porta a una rottura o perlomeno a una deformazione, a una crisi e quindi a un qualcosa che in qualche modo debba essere modificato.

Nell'immaginario comune moderno è opposto all'antico (vedi anche la definizione del Treccani), sono temporalmente consequenziali e a seconda dell'interpretazione storica e personale spesso uno dei due ha un giudizio di valore positivo e uno negativo, in una costante lotta che forse non ha senso d'esistere.
Quando sono comparsi gli ebook sentivo spesso dire da qualcuno che il vero libro è quello di carta, quello che puoi sfogliare, quello che senti tra le mani, quello che puoi odorare. In realtà l'ebook è stata una risposta tecnologica a una necessità crescente di una più facile acquisizione di informazioni che potessero essere messe insieme senza limiti di distanze o di accessibilità. Come la macchina è stata una risposta alla necessità di percorrere distanze maggiori in tempi minori e così l'aereo etc etc...

Lo stesso ragionamento si può applicare all'architettura: la modernità nasce da una necessità (sociale e/o personale: Bernini e Borromini sono coetanei, eppure sviluppano dei caratteri completamente diversi) dovuta a una crisi del sistema precedente. Lo stessa divisione di caratteristiche strutturali e formali delle cattedrali romaniche e gotiche è spesso un elenco schematico e periodicamente forzato da una dovuta semplificazione didattica. In realtà gli stessi stati tensionali ideologici all'interno della chiesa e i conseguenti cambiamenti hanno portato a risposte formali e strutturali diverse a seconda dell'esigenza.
Esempio semplicissimo si ha nel momento in cui si passa dalle masse murarie romaniche alle snelle pareti gotiche, che incorporano tecniche moderne e anticipano quello che poi con il concilio di Trento verrà esplicato ai massimi livelli, nella ricerca di un'unità spaziale che nonostante la nostra abituale visione non era una caratteristica delle architetture religiose dei secoli precedenti, che al contrario invece, presentavano spazi divisi (spesso da tramezzi) e articolati in settori spesso non comunicanti.

Ancora più evidente, in quest'ottica, sarebbe l'analisi di quello sviluppo urbanistico post guerra promosso dall'INA CASA che ha dato una fortissima caratterizzazione formale a brani interi di città, fortemente sostenuto da professionisti del calibro di Ridolfi, Quaroni o Aymonino, come risposta (modulare nel suo sviluppo planimentrico ma anche nel disegno dei prospetti) tempestiva al problema della ricostruzione post-bellica.



Questa immagine rappresenta la disposizione planimetrica scelta da Alfredo Lambertucci per un progetto promosso dall'INA - CASA di un quartiere a Ferrara, caratterizzato da volumetrie che si ripetono modularmente.








La stessa logica di ripetizione viene adottata nei prospetti che sono disegnati proprio dal modulo stabilito per i casseri di contenimento del getto di calcestruzzo.








Su questo filone del moderno come stato tensionale che fa della crisi un valore e suscita un'estetica di rottura, potrebbero trovarsi infiniti esempi in ogni campo e in ogni epoca (vedi lezione del prof. Saggio architetture della crisi).





Lascio invece parte di un lavoro realizzato da una mia cara amica grafica, Cristiana D'Agostino, che ha trattato proprio in una serie di immagini la naturale evoluzione tecnologica (ma non necessariamente il superamento) di vari "strumenti" di vita quotidiana.














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